Carlo Betocchi: la poesia come onda d’amore

“La poesia è nata da sé, spontaneamente su un'onda d'amore.”
Carlo Betocchi

Il 25 maggio 1986 si spegneva Carlo Betocchi,
poeta schivo e luminoso, voce lirica che ha attraversato il Novecento con passo discreto e una fede profonda nella vita, nonostante tutto.

Nei suoi versi, la sofferenza non cancella la speranza, ma anzi la rafforza.
Ogni poesia è un atto di gratitudine, un modo per dire grazie anche nel dolore.


💫 Una poesia sobria e luminosa

Betocchi non cercava lo stile complesso o la parola rarefatta.
La sua lingua era essenziale, diretta, radicata nella realtà.
Eppure, riusciva a trasformare l’ordinario in miracolo.

Scriveva come chi osserva un albero, un cielo, un gesto quotidiano e lì dentro riconosce la scintilla del divino, non come dogma, ma come mistero da accogliere.


🕊️ Fede, amore, resistenza

La sua poesia è umana, mistica, laica, attraversata dal dolore del mondo, ma anche dalla gioia dell’esistere, dalla fiducia nella parola che consola, che accompagna.

Betocchi non alza la voce, ma la sua voce resta: sommessa, calda, sempre presente.


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Perché ci ricorda che la poesia non deve stupire: deve toccare.
Che la bellezza è in ciò che accade ogni giorno, se sappiamo guardarlo con un cuore disposto a sentire.
E perché Betocchi, oggi più che mai, ci insegna la forza della gentilezza.

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💬 Hai mai letto una poesia che ti ha fatto sentire grato per qualcosa di semplice? Scrivila nei commenti.

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