Enzo Siciliano e la rosa del poeta scomparso
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“Avevo un amico poeta. Amava scrivere versi disponendoli in forma di rosa.
Fu ucciso di notte in una vigna.”
— Enzo Siciliano, La principessa e l’antiquario
Il 27 maggio 1934 nasceva a Roma Enzo Siciliano,
scrittore, critico letterario, intellettuale tra i più attenti e raffinati del secondo Novecento italiano.
Direttore della RAI e presidente del Teatro di Roma,
è stato soprattutto un lettore profondo degli altri
e in particolare di Pier Paolo Pasolini, al quale fu legato da un’amicizia intensa e complessa.
Nel suo romanzo La principessa e l’antiquario, Siciliano non scrive un necrologio, ma un ricordo narrativo: il poeta non è mai nominato, ma è ovunque.
🌹 La rosa e la vigna: simboli di una perdita
In una delle pagine più toccanti del libro, Siciliano racconta di un poeta che disponeva i suoi versi a forma di rosa.
E che morì di notte, in una vigna.
È chiaro: il poeta è Pasolini.
La rosa diventa allora simbolo della poesia stessa, fragile e resistente, bella e ferita.
La vigna, un luogo di fine e mistero, dove il corpo si spegne ma le parole restano.
📚 La letteratura come atto silenzioso
Siciliano non ha mai alzato la voce.
Ha scritto con misura, introspezione, pudore.
Nei suoi romanzi e nei suoi saggi, la critica si fonde con la narrazione, la memoria personale con l’eleganza del linguaggio.
La principessa e l’antiquario è una riflessione sul lutto e sull’amicizia, ma anche un esercizio di fedeltà verso l’arte: verso chi ha scritto, e non può più parlare.
📖 Perché leggere La principessa e l’antiquario oggi?
Perché ci insegna a ricordare senza retorica.
Perché è una dimostrazione che la letteratura può essere anche un gesto di cura, una forma di presenza dopo l’assenza.
E perché, nelle parole dedicate a Pasolini, Siciliano ci lascia una rosa fatta di inchiostro e malinconia.
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