Hemingway, il vino e la civiltà della parola

“Il vino è uno dei maggiori segni di civiltà nel mondo.”
— Ernest Hemingway, Morte nel pomeriggio

In ogni sorso di vino, per Ernest Hemingway, c’era una storia. Non solo un gusto o un piacere, ma un modo di vivere. Il vino, per lui, era cultura e compagnia, linguaggio e memoria. Come la scrittura, sapeva scaldare, far pensare, unire.


🍷 Il vino come compagno di viaggio

Hemingway ha vissuto intensamente: la Spagna della corrida, la Parigi degli espatriati, la Cuba dei tramonti e dei mojito. Ovunque, il vino era presente. In un bistrot o su una terrazza assolata, tra amici o da solo con un taccuino, il calice diventava parte della narrazione: un modo per restare umano in un mondo spesso crudele.


✒️ Vino, parola e verità

Per Hemingway, scrivere era come assaporare un buon rosso: bisognava essere sinceri, asciutti, essenziali. Il vino non era solo un tema, ma un simbolo. Rappresentava l’equilibrio tra forza e delicatezza, la semplicità apparente che nasconde profondità. Così era anche la sua prosa.


🌍 La civiltà del gusto

Oggi, mentre il mondo corre, ricordare il legame tra vino e civiltà significa recuperare un ritmo più lento, uno sguardo più attento, un piacere condiviso. Hemingway ci invita a vivere e raccontare con autenticità, sorseggiando il tempo e le sue storie.


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