L’armonia nascosta nelle aule: Pennac e la musica degli studenti

«Ogni studente suona il suo strumento, non c’è niente da fare. La cosa difficile è conoscere bene i nostri musicisti e trovare l’armonia.»
— Daniel Pennac

La scuola è un’orchestra complessa: non tutti suonano allo stesso tempo, non tutti seguono lo stesso ritmo, ma ognuno porta una voce indispensabile.


🎼 L’aula come orchestra invisibile

Daniel Pennac, con la sua consueta ironia piena di umanità, ha trasformato la scuola in una partitura. Ogni studente ha il suo tempo interno, il suo slancio, le sue paure. C’è chi sussurra e chi fa rumore, chi capisce al primo colpo e chi ha bisogno di fermarsi.
Pennac ci invita a guardare oltre il rigore dei voti per ascoltare ciò che non si vede: l’intenzione, lo sforzo, la fragilità. Una buona scuola non si misura dai silenzi, ma dalla capacità di accogliere la diversità dei talenti.


🎻 La difficoltà e la bellezza dell’ascolto

Non è semplice trovare l’armonia in un gruppo di studenti: gli insegnanti lo sanno bene. Eppure, è proprio lì che si gioca la loro missione. Ascoltare un ragazzo è più difficile che giudicarlo; comprenderlo è più impegnativo che disciplinarlo.
Pennac, che fu studente considerato “negato” prima di diventare insegnante e scrittore, conosceva entrambe le prospettive. Per questo la sua voce risuona così autentica: la scuola dovrebbe essere un luogo dove nessuno viene spento, ma messo nella condizione di suonare la sua nota migliore.


🌟 La scuola come luogo di possibilità

La scuola non è un esame, è un laboratorio di futuro. Ogni studente porta un mondo dentro di sé che attende di trovare spazio. Pennac ci ricorda che non esistono “cattivi studenti”, ma solo studenti non ancora incontrati davvero.
Il 17 novembre celebra proprio questo: la complessità, la libertà, i diritti di chi studia. È una giornata per ricordare che dietro ogni banco c’è una storia che può cambiare il mondo se trova chi sa ascoltarla.


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💬 E tu? Quale “strumento” suonavi quando eri a scuola o quale suoni oggi?

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