La biblioteca come scuola del mondo: Gordimer e la responsabilità dello scrittore
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«L’unica scuola dello scrittore è la biblioteca: leggere, leggere, leggere.»
— Nadine Gordimer
Per Gordimer la scrittura non nasce dal talento, ma dall’ascolto: e le biblioteche sono i luoghi dove il mondo impara a parlare.
📚 La biblioteca come punto di partenza
Nadine Gordimer, voce potente contro l’apartheid e premio Nobel per la Letteratura, ha sempre riconosciuto nel leggere il primo atto di formazione. Nelle biblioteche non si cercano solo storie, ma strumenti: parole che aprono, sguardi che si trasformano, verità che non si possono più ignorare.
Leggere è imparare a vedere. E per Gordimer, un vero scrittore deve prima di tutto guardare con attenzione, lasciandosi ferire, sorprendere, cambiare da ciò che legge.
🌍 Leggere per comprendere il mondo
Gordimer non ha mai considerato la letteratura un gesto neutro. I libri, diceva, sono ponti che collegano vite lontane, esperienze diverse, emozioni che non sapevamo nominare.
In un Sudafrica diviso dalla segregazione, leggere significava anche capire l’altro lato della storia: ascoltare le voci escluse, riconoscere il dolore dietro i silenzi. La letteratura diventa così un atto politico non perché fa propaganda, ma perché apre gli occhi.
✍️ Scrivere come responsabilità
Per Gordimer scrivere è restituire ciò che si è imparato leggendo. È trasformare la coscienza in racconto, la consapevolezza in voce, l’ingiustizia in testimonianza. Un romanzo può non cambiare il mondo, ma può cambiare lo sguardo di chi lo legge ed è così che si cominciano le rivoluzioni lente.
La biblioteca, allora, non è solo un luogo di apprendimento: è un archivio di responsabilità. Ogni libro letto chiede qualcosa in cambio.
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Un romanzo che mette a fuoco scelte, identità e responsabilità nel cuore di un Sudafrica inquieto.
💬 E tu? Qual è il libro che ti ha insegnato a “vedere” qualcosa che prima non riuscivi a riconoscere?