La Repubblica delle parole: 2 giugno e il valore della libertà

“La libertà è come l’aria: ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare.”
— Piero Calamandrei

Il 2 giugno 1946, per la prima volta nella storia d’Italia, uomini e donne furono chiamati alle urne per scegliere la forma di Stato. Votarono in massa. Vinse la Repubblica. E da quel giorno nacque l’Italia democratica, fondata su un patto civile scritto da chi aveva conosciuto la censura, la guerra, la paura.

 


La Costituzione come respiro

Calamandrei, uno dei padri costituenti, amava paragonare la libertà all’aria: invisibile, ma vitale.
Solo quando viene tolta, ci accorgiamo di quanto sia preziosa.

La Costituzione italiana, figlia della Resistenza e di quell’alba repubblicana, non è un testo astratto. È un manifesto di speranza e dignità, un documento che garantisce diritti ma chiede partecipazione, memoria, responsabilità.


Parole contro l’oblio

In tempi in cui il discorso pubblico sembra smarrire il senso della misura, rileggere autori come Calamandrei è un esercizio civile.
Le sue parole ci ricordano che la democrazia vive solo se la si difende. Anche con i libri, anche con la cultura.

Il 2 giugno è festa, ma anche invito: a non dare nulla per scontato, a ricordare che ogni conquista civile è fragile se non custodita.


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