Le domande come forma di libertà: Saramago e il coraggio del dubbio

«Fintanto che taciamo le domande, manteniamo l'illusione di poter venire a sapere le risposte.»
— José Saramago

Per Saramago il silenzio non è prudenza, è resa. Solo chi osa fare domande rompe l’incantesimo delle false certezze.


❓ Il silenzio che protegge l’illusione

Il silenzio, ci dice Saramago, non è mai neutro. Quando smettiamo di fare domande lasciamo che siano gli altri a decidere per noi, che siano le abitudini, il potere o la paura a riempire i vuoti del nostro pensiero. Tacere le domande significa accettare una realtà già confezionata, rinunciare alla fatica di capire.
Nei suoi romanzi, il Portogallo diventa spesso un laboratorio morale dove i personaggi si muovono dentro sistemi opachi, regole non dette, verità calate dall’alto. È proprio in questi contesti che il silenzio diventa complicità. Fare domande, invece, è il primo gesto di disobbedienza gentile.


🔍 Interrogare la realtà per non subirla

In L’anno della morte di Ricardo Reis, Saramago mette in scena un personaggio che vive sospeso tra la vita e l’ombra, tra storia e immaginazione. Attraverso di lui, lo scrittore esplora un mondo che non sa, o non vuole, interrogarsi su ciò che accade. Le domande di Ricardo non sono grida, sono sussurri ostinati contro l’indifferenza.
Per Saramago interrogare la realtà è un atto politico e spirituale insieme. Ogni domanda scalfisce la superficie, fa emergere contraddizioni, costringe a guardare dove vorremmo distogliere lo sguardo. Non esiste vera libertà senza interrogativo, così come non esiste coscienza senza dubbio.


🌒 Illusione, responsabilità, cambiamento

“Fintanto che taciamo le domande, manteniamo l’illusione di poter venire a sapere le risposte”: l’illusione è quella di credere che la verità arriverà da sola, senza esporsi, senza cercare, senza rischiare. Saramago smonta questa comoda speranza. La verità non cade dall’alto, si costruisce insieme, nel conflitto, nella parola, nel confronto.
Le sue storie ci invitano a scegliere: restare nella quiete dell’illusione o entrare nel territorio inquieto del domandare. La vera responsabilità, per lui, è non smettere mai di chiedere “perché”, “per chi”, “a che prezzo”. È così che, passo dopo passo, la realtà smette di essere solo qualcosa che subiamo e diventa qualcosa che possiamo cambiare.


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💬 E tu? Qual è la domanda che non hai ancora avuto il coraggio di fare, a te stesso o al mondo?

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