Le lancette ferme, il tempo del dolore
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«Le lancette del grande orologio del piazzale Ovest erano ferme sulle 10 e 25. L'ora in cui il cuore dell'Italia aveva preso a sanguinare.»
— Giancarlo De Cataldo, Romanzo criminale
Quel giorno, il 2 agosto 1980, il tempo si è spezzato. Alla stazione di Bologna, alle 10:25, un ordigno esplose nella sala d’aspetto affollata. Morirono 85 persone, ne rimasero ferite oltre 200. L’attentato più grave della storia italiana in tempo di pace lasciò un cratere nella memoria collettiva. Le lancette dell’orologio, ancora ferme su quell’istante, continuano a ricordarci che il dolore non passa: si sedimenta nel silenzio, attende giustizia, chiede memoria.
🔥 Il cuore dell’Italia ferito
Quella bomba non colpì solo i viaggiatori: fu un attacco al cuore dell’Italia, alla sua gente, alla fiducia nel vivere quotidiano. Colpì una stazione, luogo di arrivi e partenze, di incontri e saluti, trasformandola in un inferno.
Negli anni, la verità giudiziaria è emersa lentamente, tra depistaggi, coperture, intrecci oscuri di potere. Ma la verità morale, quella che ogni cittadino porta dentro, è sempre stata chiara: non si dimentica.
La voce della letteratura ha cercato di raccontare quel dolore. Tra queste, quella di Giancarlo De Cataldo, magistrato e scrittore, che nel suo Romanzo criminale ha saputo dare corpo e volto all’Italia di quegli anni, tra violenza e sogni infranti.
🕊️ Perché la memoria è un dovere
Ricordare la Strage di Bologna significa non lasciare che il tempo ricopra le ferite con la polvere. Le vittime avevano volti, nomi, vite interrotte.
La memoria non è un esercizio di retorica, ma un atto civile. Significa interrogarsi sulle radici della violenza, sul ruolo dello Stato, sulla necessità della verità.
E oggi, in un presente spesso distratto, fermare lo sguardo su quelle lancette immobili ci ricorda che siamo ancora chiamati a scegliere: da che parte stare, cosa difendere, cosa tramandare.
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💬 E tu? Hai mai vissuto un momento in cui il tempo sembrava fermarsi per sempre?