Leopardi e il dono invisibile
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"E il naufragar m’è dolce in questo mare."
— Giacomo Leopardi, L’infinito
Nel giorno in cui celebriamo la Giornata mondiale del donatore di sangue, ricordiamo anche la morte di uno dei più grandi poeti italiani: Giacomo Leopardi. Le sue parole, ancora oggi, ci parlano di abbandono, immensità e solidarietà umana.
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Naufragare nell’infinito
Leopardi ha scritto poesie che sono vertigini. L’infinito, composto nel 1819, è una delle vette della lirica italiana: un invito a perdersi per ritrovarsi. Il “naufragio” non è dolore, ma dolcezza: è l’immergersi in qualcosa di più grande, che consola, che unisce.
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Un poeta fuori dal tempo
Nato a Recanati nel 1798 e morto a Napoli nel 1837, Leopardi è stato molto più di un poeta triste. È stato un filosofo dell’esistenza, capace di raccontare il desiderio, il limite, la bellezza, la fragilità. La sua opera è un gesto d’amore verso l’umanità, un dono che attraversa i secoli.
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Il sangue che unisce
Donare sangue è un gesto silenzioso, ma fondamentale. Come il naufragio leopardiano, è un atto di abbandono consapevole: si dà senza sapere a chi, si salva senza clamore. È un infinito in cui perdersi per salvare. Oggi, chi dona diventa poesia vivente: una goccia che si fonde nell’altro.
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