Primo Levi, scrivere per non dimenticare
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“Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario.”
— Primo Levi
L’11 aprile ricordiamo Primo Levi, scrittore, chimico, testimone dell’orrore.
Sopravvissuto ad Auschwitz, ha fatto della scrittura un atto etico, una missione di memoria, un ponte tra la storia e la coscienza collettiva.
Per Levi, raccontare non era solo rievocare.
Era un dovere morale. Un modo per dare voce a chi non ne aveva più.
📚 Testimonianza e lucidità
Nei suoi libri, Se questo è un uomo, La tregua, I sommersi e i salvati, Levi non urla.
Analizza. Ricostruisce. Interroga.
Con uno stile limpido, rigoroso, controllato.
Perché l’orrore può essere raccontato solo con precisione, senza retorica, senza enfasi, con il coraggio della chiarezza.
🧠 I sommersi e i salvati: l’ultimo sguardo sul male
In I sommersi e i salvati, pubblicato nel 1986, Levi torna, a distanza di quarant’anni, sui temi della deportazione, della colpa, del silenzio, del giudizio.
Ma lo fa da intellettuale maturo, consapevole che il tempo non cancella, ma trasforma.
Parla degli “spettri”, dei sopravvissuti segnati per sempre.
E dei “salvati”, non sempre i migliori, ma semplicemente i più fortunati.
Il libro è una riflessione lucida, implacabile, sulla zona grigia dell’umano, dove i confini tra bene e male si fanno incerti.
🧬 Scrivere per conoscere, conoscere per ricordare
Primo Levi non ha mai preteso di spiegare l’inspiegabile.
Ma ha sempre cercato di far capire, di trasmettere, di coltivare la memoria come strumento di giustizia.
Perché dimenticare è il primo passo verso il ritorno dell’orrore.
E la letteratura, in questo, può ancora essere un’arma potente.
📖 Perché leggere I sommersi e i salvati oggi?
Perché il male non è solo passato.
Perché l’indifferenza è sempre in agguato.
E perché ogni lettore ha il dovere di diventare testimone a sua volta.
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💬 C’è un libro che ti ha cambiato il modo di guardare la storia? Scrivilo nei commenti.