Tristan Tzara, l’assurdo come ribellione

“Il pensiero si fa nella bocca.”
— Tristan Tzara

Il 16 aprile 1896 nasceva Tristan Tzara, poeta e performer, tra i fondatori del Dadaismo, il movimento più dirompente e provocatorio del primo Novecento.
Nato durante la Prima guerra mondiale, il Dadaismo non voleva spiegare il mondo, ma disintegrarlo.
Non cercava ordine, ma assurdo. Non voleva senso, ma libertà totale.

Tzara è stato voce e volto di questa rivoluzione artistica: un atto poetico e politico insieme.

💥 Dada: la poesia che esplode

“Il pensiero si fa nella bocca” è molto più di una frase spiazzante.
È il manifesto di una poetica che rifiuta la ragione come unica via e rivendica il valore dell’improvvisazione, del caso, della rottura delle regole.
Tzara inventava versi tagliando giornali, mescolando parole, esibendo il caos come verità.

Per lui, scrivere è un atto fisico, orale, istintivo.
La poesia non nasce nella testa, ma nel corpo.

🔥 Contro la guerra, contro la logica

Il Dadaismo nasce a Zurigo, in un’Europa devastata dalla guerra.
In un tempo di trincee e nazionalismi, Tzara e i suoi compagni rifiutano il linguaggio della propaganda, il pensiero lineare, la cultura dominante.

Rispondono con il gioco, l’assurdo, la distruzione ironica.
E con l’arte, che non consola, ma smaschera.
Che non serve a costruire, ma a svegliare.

🎤 Parola viva, poesia performativa

Tzara porta la poesia sul palco: la urla, la scompone, la danza.
Le sue Prime poesie sono esperimenti di ritmo, suono, libertà.
Leggerle oggi significa scoprire un’altra idea di parola: non più strumento di chiarezza, ma di disordine creativo.

Una poesia che non spiega il mondo, ma ci libera dal bisogno di capirlo.

📖 Perché leggere Tzara oggi?

Perché ogni tanto dobbiamo disimparare.
Perché anche l’assurdo è una forma di verità.
E perché la poesia, come la libertà, non ha sempre bisogno di senso per essere necessaria.

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