William Faulkner: l’edera del passato
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«Quel che vi è di meglio nel pensiero si aggrappa come edera morta su vecchi mattoni morti.»
— William Faulkner
Il 25 settembre 1897 nasceva a New Albany, nel Mississippi, William Faulkner, una delle voci più potenti e innovative della letteratura del Novecento. Premio Nobel nel 1949, ha saputo trasformare il Sud degli Stati Uniti in un mito letterario, un luogo dove storia, memoria e dolore si intrecciano in un tessuto narrativo complesso e visionario.
🌾 Il Sud come destino letterario
Faulkner non scrisse mai di un Sud idilliaco: le sue storie sono immerse in un paesaggio di povertà, razzismo, violenza e orgoglio. Con la sua celebre Yoknapatawpha County, contea immaginaria ispirata alle terre della sua infanzia, creò un universo narrativo in cui i fantasmi del passato continuano a condizionare il presente. Ogni famiglia, ogni personaggio porta con sé il peso della storia americana, fatta di schiavitù, conflitti e memorie irrisolte.
🌀 Uno stile che rompe il tempo
Con L’urlo e il furore (1929) Faulkner sconvolse la narrativa tradizionale: monologhi interiori, flussi di coscienza, salti temporali e voci diverse che si intrecciano. Non raccontava la realtà in linea retta: la spezzava, la moltiplicava, la faceva vivere nella mente dei suoi personaggi. Per lui il tempo non era lineare, ma una spirale: «Il passato non è mai morto. Non è nemmeno passato.»
🌿 L’edera della memoria
La frase scelta riflette la sua ossessione per la memoria: il pensiero umano, come edera, si attacca a ciò che è stato, anche se morto, anche se inutile. Ma è proprio questa adesione ostinata al passato che definisce l’uomo e le sue comunità. Nei romanzi di Faulkner, il Sud non riesce mai a liberarsi dei propri mattoni morti: l’eredità della schiavitù, della guerra civile, delle illusioni perdute.
🌍 Faulkner oggi
Rileggere Faulkner oggi significa interrogarsi su come il passato continua a vivere in noi. Le sue parole ci ricordano che la memoria non è un archivio immobile, ma una forza che plasma le nostre vite, i nostri pensieri, le nostre società. In un’epoca che sembra correre solo verso il futuro, Faulkner ci avverte: non si può andare avanti senza fare i conti con le radici.
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